Maria Ranieri, docente di Tecnologie dell’Istruzione e Didattica Generale presso il Dipartimento di FORLILPSI dell’Università degli Studi di Firenze

È di questi giorni la notizia secondo cui da settembre farà il suo ingresso, in una delle aule della prestigiosa Università di Harvard, un agente artificiale travestito, per così dire, da robot per tenere un corso di Computer Science (CS50). Lo annuncia il professor David Malan, spiegando la scelta con queste parole: “La nostra speranza è che, grazie all’intelligenza artificiale, si possa arrivare a un rapporto insegnante/studente di 1:1 per ogni studente di CS50, fornendo loro strumenti basati su software che, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, possano supportare il loro apprendimento al ritmo e con lo stile più adatto a loro”. In effetti, gli attuali studi nel settore si concentrano sul potenziale dell’Intelligenza Artificiale (IA) per la personalizzazione dei percorsi educativi: la profilazione sempre più accurata dell’utenza viene vista come una strada per accrescere i livelli di individualizzazione dell’offerta formativa e di supporto, anche ai fini della riduzione del drop-out. Non mancano tuttavia le preoccupazioni. L’agente intelligente che salirà in cattedra ad Harvard è un chatbot basato sull’IA simile a ChatGPT, l’applicazione che ha già fatto molto discutere di sé: vietato nelle università australiane e americane, questo applicativo di IA “viene accusato” di offrire agli studenti l’opportunità di delegare al mezzo attività cognitive di cui dovrebbero invece farsi carico, dalla elaborazione di testi alla realizzazione di ricerche, alla traduzione di opere e così via.

Disegno di bambini con cartelloni su cui ci sono dei punti interrogativi e schermo su cui è rappresentata la Terra

Non è la prima volta nella storia delle tecnologie educative che si guarda con grande sospetto e diffidenza alle in- novazioni tecnologiche. Da un lato, si teme che la macchina possa “rubare” il mestiere all’insegnante, scatenando una sorta di reazione luddistica da parte del corpo docente. Dall’altro, si pensa di poter fronteggiare i rischi attraverso il passepartout del divieto: è accaduto in passato con la calcolatrice (“È vietato usare la calcolatrice per fare i conti”), poi con il computer e Internet (“È vietato copiare e incollare da Wikipedia”), oggi con ChatGPT (“È vietato farsi fare la relazione da ChatGPT). Tuttavia, ieri come oggi la strada dei divieti non ci appare promettente. Sul piano educativo, più interessante è rovesciare la prospettiva, spiazzando anche gli studenti, trasformando ChatGPT e similari in una pa- lestra attraverso cui allenare il pensiero critico, ponendosi domande più che risposte, confrontando le risposte più che cercando l’unica giusta. Viviamo in un presente fortemente connotato dalla complessità ed è con questa, per riprende- re Morin, che dobbiamo imparare a misurarci. Ovviamente, cambia il ruolo del docente: la nuova sfida sarà imparare a “insegnare criticamente” con l’IA servendosi del mezzo come amplificatore cognitivo e coltivando la consapevolezza cognitiva e metacognitiva dei nostri studenti, mettendo al centro il dispositivo della domanda e del dialogo come mo- tore dell’apprendimento. Per concludere, ci aspettano cambiamenti sì importanti, ma non apocalittici! Fondamentale sarà formarsi per mettere a fuoco le luci e le ombre delle trasformazioni in corso e coglierne le opportunità sul piano educativo, assicurando la qualità dei processi formativi e l’equità dei sistemi di istruzione.

Nella primavera 2024 la prof.ssa Ranieri terrà un ciclo di webinar sull’alfabetizzazione critica all’Intelligenza Artificiale. Sarà possibile ricevere aggiornamenti e prenotarsi, scrivendo a saperecoop@unicooptirreno.coop.it

Disegno di tablet da cui fuoriesce la Terra e uomini che reggono due tessere di un puzzle